Fratture di polso

Le fratture di polso sono tra le lesioni più comuni che si verificano nell’area del carpo, un complesso di straordinaria ingegneria ossea che ci permette di svolgere le più svariate attività quotidiane. Pensa, ad esempio, a quanto sia essenziale il movimento del polso per atti semplici come scrivere o per azioni più complesse come lanciare una pallina da tennis.

La struttura del polso è un insieme raffinato che include le due ossa principali dell’avambraccio – l’ulna, sul lato interno, e il radio, sul lato esterno – unite alle ossa carpali, più piccole ma essenziali per la mobilità e la funzionalità della mano.

Tipologie di fratture del polso:

Le fratture possono variare ampiamente, dalle più comuni lesioni al radio distale, vicino al polso, a quelle più complesse che possono includere sia il radio che l’ulna e le ossa carpali. Ogni tipo ha proprie specificità e richiede un approccio diagnostico e terapeutico ad hoc.

Trattamento conservativo con con apparecchio gessato per 30 giorni
Perché accadono queste fratture?

Molto frequentemente il colpevole è una banale caduta. L’istintivo gesto di mettere le mani avanti per attutire la caduta pone l’area carpale direttamente a rischio. Anche gli infortuni sportivi, gli incidenti stradali o domestici possono infliggere al polso un trauma diretto di notevole intensità.

Quali sono i segni di una frattura del polso?

Se hai dolore acuto, gonfiore, o addirittura noti una deformità, potrebbe esserci una frattura. Il dolore tende ad essere marcato e peggiore con il movimento o la pressione, mentre il gonfiore può diffondersi ben oltre il sito lesionato.

Come si diagnostica una frattura del polso?

Generalmente, si inizia con un esame obiettivo. Il medico esamina attentamente il polso per segni di trauma come gonfiore e contusioni. L’immagine di una frattura sarà poi confermata attraverso radiografie, e se necessario, esami approfonditi come la TAC o l’RMN.

Qual è il trattamento per una frattura del polso?

Bene, se la frattura non è grave, potrebbe essere sufficiente un gesso o un tutore per immobilizzare il polso e permettere che le ossa guariscano correttamente. Ma se stiamo parlando di lesioni più complesse, la chirurgia potrebbe essere l’unica opzione per garantire un corretto allineamento delle ossa, utilizzando eventualmente viti e placche metalliche.

frattura di polso trattata chirurgicamente
E dopo l’intervento?

La fisioterapia gioca un ruolo fondamentale. Attraverso specifici esercizi, aiuterà a ritrovare forza e mobilità. La durata della convalescenza varia considerabilmente, a seconda della gravità della lesione e dei trattamenti applicati. Potrebbero volerci settimane o mesi prima di recuperare la piena funzionalità del polso.

Dopo la rimozione del gesso, è normale presentare gonfiore, dolore e difficoltà nei movimenti dell’arto interessato. Non preoccuparti, si tratta di una fase transitoria che con il giusto approccio può essere superata in tempi relativamente brevi.

Fase 1: Riduzione del gonfiore (da 3 giorni a 1 settimana)
  • Pompa circolatoria: Immergere l’arto in acqua calda (non superiore ai 40°C) per 5-10 minuti, alternando con bagni in acqua fredda (non inferiore ai 10°C) per 1 minuto. Questo semplice rimedio attiva la circolazione sanguigna e linfatica, favorendo il riassorbimento dei liquidi in eccesso. Ripetere 2-3 volte al giorno.
  • Riposo: Elevare l’arto quanto più possibile per favorire il drenaggio dei liquidi.
Fase 2: Mobilizzazione passiva (prima settimana)
  • Esercizi con il terapista: Un fisioterapista ti guiderà in esercizi di movimento passivo per migliorare gradualmente la flessione, l’estensione e la rotazione del polso e delle dita. Questi esercizi sono fondamentali per recuperare la mobilità articolare e ridurre la rigidità.
  • Auto-riabilitazione: A casa, puoi continuare con esercizi semplici come:
    • Flettere e stendere il polso verso il palmo e il dorso
    • Chiudere e aprire la mano
    • Ruotare il polso verso l’interno e l’esterno (supinazione e pronazione)
  • Utilizzo di materiali: Per rinforzare i muscoli e migliorare la destrezza manuale, utilizza materiali malleabili come la pasta da modellare (Didò) o impasti di acqua e farina. Evita le palline elastiche, che attivano prevalentemente la muscolatura flessoria.
Fase 3: Mobilizzazione attiva e rinforzo (seconda e terza settimana)
  • Esercizi con il terapista: La mobilizzazione passiva diventa più attiva, con il fisioterapista che applica resistenze graduali ai tuoi movimenti. Inizierai anche esercizi di rinforzo muscolare con l’ausilio di strumenti come elastici o manubri leggeri.
  • Auto-riabilitazione: Continua con gli esercizi di auto-riabilitazione, aumentando gradualmente l’intensità e la complessità. Puoi utilizzare oggetti di uso quotidiano come bottiglie d’acqua, manici di scopa o elastici per la resistenza.

La mobilizzazione passiva e attiva, attuata dopo la rimozione del gesso, di un’immobilizzazione o di un intervento chirurgico con placche e viti, è fondamentale non solo per recuperare le normali attività quotidiane, ma anche per prevenire o scongiurare l’insorgenza dell’algodistrofia di Sudeck.

Cos’è l’algodistrofia di Sudeck?

L’algodistrofia di Sudeck, chiamata anche sindrome complesso regionale doloroso (CRPS), è una patologia che colpisce gli arti superiori e quelli inferiori, causando dolore intenso, gonfiore, rigidità e alterazioni della pelle. Le cause precise non sono ancora del tutto chiare, ma si ritiene che un’alterazione del sistema nervoso simpatico giochi un ruolo chiave.

Cosa fare per prevenire l’algodistrofia di Sudeck?

Oltre alla mobilizzazione, è importante:

  • Seguire scrupolosamente le indicazioni del fisioterapista.
  • Mantenere uno stile di vita attivo.
  • Evitare fumo e alcol.
  • Gestire lo stress.
  • In caso di dolore, assumere gli analgesici prescritti dal medico.

Ricorda: L’algodistrofia di Sudeck è una patologia rara, ma è importante non sottovalutarla. Se avverti dolore persistente, gonfiore o rigidità dopo la rimozione del gesso o di un’immobilizzazione, consulta il tuo medico o fisioterapista per un controllo.

Consigli generali
  • Esegui gli esercizi con regolarità, anche più volte al giorno se possibile.
  • Ascolta il tuo corpo: se avverti dolore intenso, interrompi l’esercizio e consulta il tuo fisioterapista.
  • Sii paziente: il recupero completo può richiedere diverse settimane.
  • Se hai dubbi o domande, rivolgiti al tuo fisioterapista o al tuo medico.
alla rimozione del gesso o dell’immobilizzazione a volte è opportuno utilizzare un tutore come in foto per evitare piccoli traumi accidentali e abituare gradualmente la mobilizzazione attiva e passiva.
E’ consigliabile rimuoverlo alcune ore durante il giorno fino ad abbandono entro 10-15 giorni.

https://amzn.to/4df3BUy

La chiave in tutto questo è un approccio personalizzato che rispetti le particolarità di ogni paziente e la natura della frattura, mirando a un recupero non solo fisico, ma anche funzionale, per tornare a svolgere senza impedimenti le molteplici attività a cui il nostro polso ci consente di partecipare ogni giorno.

Potrebbero interessarti anche...